Alessandro Catania

3 nov 20193 min

Laika e il suo viaggio senza ritorno.

3 novembre 1957: la capsula spaziale Sputnik 2 parte per lo spazio con a bordo la cagnetta Laika. Non tornerà mai più sulla Terra.

3 novembre 1957, ore 2:30, cosmodromo di Bajkonur, Kazakistan. Una piccola cagnetta si trova chiusa nello spazio angusto di una capsula spaziale russa pronta per essere lanciata in orbita. Nessun essere vivente prima di lei ha mai lasciato l’atmosfera terrestre per raggiungere lo spazio vuoto.

#Laika era una cagna adulta di tre anni e di piccola taglia, una randagia recuperata dalle strade di Mosca. Il suo vero nome era Kudrjavka; il nome #Laika, con la quale è conosciuta in occidente, deriva da un fraintendimento tra un responsabile della missione e una giornalista che, quando chiese il nome proprio della cagna, ricevette in cambio il nome della razza alla quale apparteneva.

#Laika fu inserita, assieme ad altre candidate, nel programma spaziale russo che mirava allo studio dell’impatto che un volo spaziale avrebbe avuto su un essere vivente. All’epoca non si sapeva nulla sul modo in cui il corpo umano o di un animale avrebbe potuto reagire alle grandi accelerazioni imposte dal sistema di propulsione dei razzi spaziali e di quello che sarebbe accaduto alle funzioni vitali trascorrendo del tempo in condizioni di microgravità. Per scoprirlo, si è deciso di tentare degli esperimenti con delle cavie animali e i russi scelsero dei cani, per la maggiore facilità con cui potevano essere addestrati. #Laika entrò così a far parte di un progetto di addestramento in vista di un lancio spaziale assieme ad altre due cagnette, tutte femmine di piccola taglia. Fu addestrata alle forti accelerazioni grazie alla centrifuga e a vivere per giorni in spazi ristretti, come quello che l’avrebbe ospitata nella capsula dello #Sputnik2. Fu anche abituata a cibarsi all’interno della capsula con dei gel nutrienti. Un addestramento in parte simile a quello a cui vengono sottoposti gli astronauti prima delle missioni spaziali.

"Laika fu sottoposta ad un lungo periodo di training, come avviene per gli astronauti."

#Laika si dimostra nei test migliore delle altre candidate e così la vincitrice si trasforma nella perdente: viene scelta per il lancio dello #Sputnik2, una missione per la quale non è previsto alcun viaggio di ritorno. In quel momento storico infatti non era ancora stata sviluppata la giusta tecnologia per difendere, con un adeguato scudo termico, le capsule spaziali dalle altissime temperature alle quali vengono sottoposte durante la fase di rientro nell’atmosfera. Il viaggio di #Laika era stato dunque concepito come un esperimento per testare i parametri vitali di un organismo vivente in condizioni estreme mai tentate prima. L’obiettivo era chiaro: raccogliere quante più informazioni possibili per preparare al meglio la prima missione spaziale con un essere umano a bordo.

E così #Laika parte alla volta delle stelle in un viaggio durato, secondo le fonti ufficiali dell’epoca, 4 giorni, al termine dei quali alla cagnetta sarebbe stata somministrata una dose di cibo avvelenato per evitarle ulteriori inutili sofferenze. Durante la fase di decollo si assistette ad un‘accelerazione dei battiti cardiaci, poi rientrati nella norma una volta che la capsula raggiunse l’orbita.

"Laika non visse nello spazio per 4 giorni, come si disse all'epoca, ma soltanto 5 ore."

Lo scienziato russo Dimitri Malashenkov, che fu uno degli specialisti che seguirono #Laika, durante una congresso di medicina spaziale tenutosi a Houston il 28 ottobre 2002, raccontò le ultime ore di #Laika facendo emergere una storia molto diversa da quella raccontata dai canali ufficiali russi in piena guerra fredda. Una volta raggiunta l’orbita, il sistema di ventilazione installato sulla capsula, con l’obiettivo di mantenere al suo interno una temperatura costante, non funzionò; così #Laika visse circa cinque ore (e non quattro giorni) tra forti sbalzi termici, fino a quando il segnale cardiaco inviato a terra non si appiattì del tutto. Il corpo continuò a vagare nello spazio per altri 6 mesi, descrivendo 2570 orbite attorno alla Terra; poi lo #Sputnik cominciò a perdere velocità e a rientrare in atmosfera, bruciando.

Altri cani furono mandati in seguito nello spazio dai russi, mentre gli americani stavano portando avanti i loro esperimenti su degli scimpanzé. Molti giudicano e giudicarono il sacrificio di #Laika inutile perché non portò a grandi risultati scientifici, al di là delle questioni etiche riguardo allo sfruttamento degli animali e al modo in cui disponiamo delle loro vite. Per lo meno, si seppe che era possibile sopravvivere alla fase di lancio, con la sua grande accelerazione verticale e i forti scossoni.

Storicamente il volo di #Laika segnò un altro punto a favore dei russi che ormai avevano dimostrato di essere decisamente più avanti degli statunitensi nella corsa allo spazio. Solo 4 anni più tardi venne il turno di Yuri #Gagarin, il primo uomo nello spazio, che, a differenza di #Laika, ebbe la fortuna di fare ritorno.

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