Il 20 luglio del 1969 due uomini uscirono da un piccolo modulo metallico e camminarono per la prima volta sulla superficie della Luna.
Sono passati 50 anni. Il tempo sbiadisce i ricordi, ne rende i contorni meno netti e attenua le emozioni che ci legano ad essi ma il ricordo del primo allunaggio resta indelebile nella mente di coloro i quali hanno avuto la fortuna di vivere in diretta l'avventura più incredibile della storia dell'umanità. L'emozione però è forte anche in tutti coloro che, come me, hanno visto le immagini di quei due strani esseri avvolti in tute bianche, con il volto nascosto da una superficie riflettente, aggirarsi in modo goffo su un terreno polveroso che si staglia sullo sfondo di un cielo spaventosamente nero, tra l’entusiasmo e gli applausi di un pubblico vastissimo e lontanissimo che non conosceva confini.
Sono passati 50 anni e oggi tutti parlano dell’avventura del millennio; non so se sia stata la più importante o la più memorabile ma sicuramente è stata la più emozionante; quella che, per la prima volta, ha saputo coinvolgere e far esultare l’umanità intera.
"20 luglio 1969: Neil Armstrong è il primo uomo sulla Luna ed entra nella storia"
Era il 20 luglio del 1969, quando un uomo semi-sconosciuto ai più, chiuso in una tuta protettiva, scendeva una piccola scaletta che sporgeva da un modulo spaziale argentato dai piedi dorati; subito dopo fece un piccolo balzo e poggiò i suoi scarponi su un terreno alieno, sollevando una leggera nube di polvere grigiastra. È in quel preciso momento che Neil #Armstrong divenne il primo essere umano della storia a calpestare un suolo non terrestre, il primo a lasciare il suo mondo natio e trovarsi, dopo un lungo viaggio attraverso il vuoto, a passeggiare sulla superficie di un copro celeste che fino a quattro giorni prima aveva soltanto potuto guardare da lontano, come tutti, da millenni. Un uomo perso sulla superficie di un corpo celeste che visto da quaggiù ha saputo ispirare i migliori artisti ma che da lassù si presenta per quello che è in realtà: ostile, inospitale e potenzialmente mortale.
Passano pochi minuti ed ecco che un altro uomo, simile al primo, si affaccia dalla medesima scaletta e si appresta a fare anche lui un balzo sul suolo di un altro mondo: è Buzz #Aldrin, colui che assieme ad #Armstrong ha reso indimenticabile l’avventura dell’#Apollo11 e che compare riflesso sulla visiera del casco di #Armstrong mentre gli scatta una foto.
I due passarono un paio d’ore ad esplorare la zona circostante il modulo lunare #Eagle, nel Mare della Tranquillità, raccogliendo qualche campione di terreno da riportare a casa e scattando alcune delle foto più celebri di sempre. Dopo che la bandiera degli USA fu piantata nel suolo lunare, i due ritornarono nel modulo per poi risalire in orbita ed agganciarsi al modulo di comando #Columbia, abitato da Michael #Collins, rimasto solo nel buio pesto dello spazio cosmico. Il 24 luglio i tre astronauti ammararono nell’Oceano Pacifico dopo 8 giorni di un viaggio epico che pochi altri uomini, quelli delle successive missioni #Apollo, avrebbero ripercorso nuovamente.
"L'avventura di tre uomini che rappresenta il successo di un'intera specie."
Al di là delle motivazioni storiche e politiche che hanno spinto il presidente #Kennedy a voler portare un uomo sulla Luna entro la fine degli anni ’60, la storia dell’Apollo 11 ci ha insegnato che il successo di pochi uomini può rappresentare il successo di un’intera specie. Gli Stati Uniti avevano vinto la loro corsa alla conquista dello spazio sull’Unione Sovietica ma quel giorno abbiamo capito che l’intera specie umana è in grado di raggiungere vette incredibili, che solo qualche anno prima sembravano inimmaginabili e che il progresso tecnico-scientifico, se opportunamente sostenuto, può portare a grandi risultati.
Anche se ad essere piantata nel suolo lunare è una bandiera degli Stati Uniti, la conquista della Luna è stata per tutti una grande conquista dell’intera umanità, frutto del suo ingegno, della sua voglia di conoscere ed esplorare, del suo desiderio di spingere sempre più avanti i propri limiti.
Sono passati 50 anni e oggi continuiamo ad esplorare, grazie a uomini che dedicano la loro vita alla ricerca e allo sviluppo scientifico, in tanti campi diversi, e che permettono che un piccolo passo di uomo possa diventare un grande passo per l’umanità. E un altro piccolo grande passo lo faremo presto, ritornando dopo tanto tempo a mandare uomini sul nostro vicino grigio satellite.
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