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Il vorace Saturno di Rubens.

Aggiornamento: 26 feb 2020

Sullo sfondo del famoso dipinto di Rubens, al museo del Prado, compaiono tre strane stelle, frutto di una scoperta astronomica di Galileo, mal interpretata.



Se andate a Madrid al museo del Prado potete osservare una grande opera di Peter Paul #Rubens, che sicuramente attirerà la vostra attenzione per la crudezza della scena rappresentata. Dipinta nel 1636, l’opera rappresenta il dio #Saturno (o Chronos) nell’atto di divorare uno dei suoi figli. Secondo il mito, il dio aveva ricevuto una profezia: uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato, esattamente come lui fece con suo padre. Per scongiurare il fatto, #Saturno decise di uccidere tutti i suoi figli divorandoli, ma la moglie del dio era riuscita a salvarne uno, tenendolo nascosto quando era ancora neonato e dando da divorare a suo marito una coperta che avvolgeva un grande masso. Il piccolo dio neonato che si salvò dalla follia del padre era Zeus e crebbe sano e forte al punto che, divenuto adulto, realizzò la profezia uccidendo il padre e divenendo il re di tutti gli dei.

Al di là della mitologia a cui #Rubens ha attinto per la sua opera, è interessante notare un dettaglio che forse anche a chi ha studiato questo dipinto a scuola è sfuggito. In alto, sullo sfondo del cielo, compaiono tre stelle in fila orizzontale.


"Le tre stelle rappresentano il pianeta Saturno con quelli che si credevano essere i suoi satelliti"

Ebbene, quelle tre stelle rappresentano il pianeta #Saturno. Se vi sembra strano che il pianeta sia rappresentato con tre punti luminosi anziché uno soltanto, dovete sapere che tutto è dovuto alla scoperta di Galileo #Galilei del 1610 (anno di pubblicazione del famoso #Sidereus_Nuncius) in cui, in alcune lettere, scrisse di aver visto al cannocchiale il pianeta Saturno con accanto altri due punti luminosi. Galileo si era accorto che la forma di #Saturno non era rotonda ma un po’ allungata ed ipotizzò che il pianeta non fosse costituito da un solo corpo ma da un corpo centrale e due altri corpi più piccoli disposti ai suoi lati. Galileo stava dunque pensando che #Saturno avesse due satelliti, come noi abbiamo la nostra #Luna o come i satelliti di #Giove che lui stesso aveva scoperto poco tempo prima (i quattro satelliti Medicei, dedicati alla famiglia de #Medici di Firenze). Ottimo osservatore qual’era, Galileo ci impiegò poco ad accorgersi di una differenza sostanziale tra i presunti satelliti di Saturno e quelli di Giove: i primi mantenevano col pianeta di appartenenza una posizione immutabile nel tempo, i secondi invece no.

Il fatto è che ciò che Galileo vide non erano i satelliti di #Saturno (che pure ci sono e sono più di due) ma i suoi anelli, solo che la risoluzione del suo cannocchiale non era tale da permettergli questa distinzione.

Così a quell'epoca #Rubens, che era ben inserito negli ambienti culturali della sua epoca, volle rifarsi alla scoperta del grande scienziato italiano e decise di rappresentare il pianeta del dio in primo piano con tre stelle luminose, in una visione dunque molto moderna, anche se non corretta, che ci fa anche capire quanto ampia fosse stata in Europa la diffusione delle scoperte di Galileo.

La verità su #Saturno e i suoi anelli emerse solo più tardi, nel 1655, grazie alle osservazioni del grande scienziato olandese #Huygens.

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